La Grotta del Tesoro

La Famiglia Pirosu

La storia della Famiglia Pirosu affonda le sue radici nell’antichità; grazie al legame verso il mondo dell’Agricoltura e dell’Allevamento praticato da più di 130 anni, l’amore per la propria Terra e la Tradizione Sarda più genuina hanno saputo portare questo antico sapere fino ai giorni nostri.  L’ Agriturismo ed il Bed & Breakfast nascono nel 2002 con l’idea di permettere a tutti di poter vivere una vacanza immersi nel verde e tranquillità della campagna, assaporando le migliori specialità culinarie tradizionali del Sud Sardegna.

Storia del nome

Tempio di Su Benatzu

Nel giugno del 1968 Santadi,  venne a trovarsi al centro dell interesse archeologico per via dell’ eccezionale scoperta di un tempio nuragico, effettuata casualmente dal gruppo speleologico A.S.I. di Iglesias  all interno di una profonda sala della vasta grotta carsica dedicata alla Dea Madre, divinità delle acque che rivela un lato della religione naturalistica collegata col culto ctonio, reso alle divinità degli Inferi. Situata a circa 130 metri dall’imboccatura della grotta ad una profondità di 95 metri circa, si trova  la Sala del Tesoro

Sala del Tesoro, una camera ricca di pozze d’acqua e formazioni stalattitiche.vasellame Sulla parete di fondo una stalagmite alta 1,80 metri fungeva da altare; nei pressi fu rinvenuto un piccolo tripode bronzeo di tradizione cipriota-micenea, un prezioso ex voto con decorazioni geometriche e zoomorfe. Accanto all’altare vi era il focolare, come dimostrano i cumuli di cenere e ossa di animali, segni di sacrifici legati al culto. L’analisi al Carbonio 14 dei materiali combusti del focolare ha consentito di porre l’estremo cronologico di frequentazione dell’area tra l’820 e il 730 a.C.

Seminascosti dalle ceneri sono stati trovati vari oggetti accatastati in più cumuli. Queste stipi votive accumulavano oggetti ceramici e metallici di rame, bronzo e oro; vi erano armi (pugnali, spade, stiletti, cuspidi di lancia); oggetti ornamentali (bracciali, anelli, spilloni, fibule, grani di collana); utensili domestici (ciotole ceramiche, ollette globulari, lucerne, falce, specchietto, un’asticciola); oggetti votivi e talismani (navicella, tripode, corna di animali ed elmi). La continuità d’uso del sito è documentata dai doni di diverso pregio e dalla varietà di ceramiche che le comunità nuragiche del Sulcis offrirono nel tempo alla divinità delle caverne.

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